Burnout lavorativo: cos’è e come prevenirlo

La sindrome da burnout, o dell’esaurimento da lavoro, è la conseguenza di uno stress cronico e persistente. Si manifesta con un esaurimento fisico ed emotivo, con stanchezza cronica, ridotta produttività, disturbi psicosomatici diffusi, e scarsa motivazione.

Non dobbiamo intendere però lo stress solo in un’accezione negativa: basti pensare agli effetti positivi che può avere sul nostro rendimento. Lo stress infatti è una risposta del nostro organismo agli stimoli esterni, e quando controllato e ben gestito, ci può fornire i giusti input per raggiungere i nostri obiettivi; e spronarci a far meglio. Il cosiddetto distress, invece, è l’esito derivante dall’esposizione del soggetto a uno o più stimoli prolungati nel tempo, ai quali non riesce più a far fronte. L’interessato sente di non avere le energie, fisiche e mentali, necessarie per rispondere alle richieste esterne. Può trovare difficoltà anche nello svolgere compiti quotidiani, avvertire eccessivamente la pressione e la stanchezza, sentirsi demotivato, e non riuscire a mantenere una soglia accettabile di produttività.

Il burnout quindi presenta sintomi affini a quelli dettati dall’ansia e dalla depressione. Identificare correttamente questa sindrome è importante per favorire la ripresa ed evitare eventuali ricadute

Quali categorie sono più a rischio burnout?

I lavoratori più a rischio sono coloro che operano nel settore sanitario o in quello sociale, ma anche in quello dell’insegnamento e della consulenza: professioni in cui la principale mansione è quella di essere di aiuto e di sostegno per gli altri. E’ esposto al rischio anche chi è costretto a svolgere compiti monotoni e ripetitivi, magari in un contesto che non prevede una crescita lavorativa, un avanzamento di carriera, o la possibilità di mettersi alla prova svolgendo diverse attività. Ricordiamo però che la causa non è sempre e soltanto l’impiego in sé. Sono fattori decisivi anche la propria capacità organizzativa, la risposta individuale e personale di ognuno alla pressione, la situazione familiare. Influisce negativamente anche l’ essere eccessivamente esigenti con sé stessi, non essere propensi a delegare compiti, e una programmazione non ottimale delle tempistiche.

E’ fondamentale prefissarsi degli obiettivi realistici

Da adempiere durante la giornata o durante la settimana, e staccare la spina una volta che siano stati raggiunti. Ricordiamoci, infatti, che essere sempre connessi e reperibili non è sinonimo di un maggiore impegno. Una produttività costante è difficile da preservare, e spesso quest’ultima viene meno proprio quando siamo esposti, per un tempo prolungato, agli stessi stimoli.

Il diritto alla disconnessione nasce proprio per rispondere alla facoltà dei dipendenti di non essere costantemente reperibili, al di fuori dell’orario lavorativo; e di non essere connessi ai dispositivi mobili oltre i tempi pattuiti. Soprattutto a causa del potenziamento dello smart working, dallo scorso anno ad oggi, è facile che il confine tra orario lavorativo e tempo libero/offline sia molto labile. E’ fondamentale però scindere le due cose, senza dover tener conto di possibili ripercussioni.

Come prevenire, e nel caso rimediare, al burnout lavorativo?

• Non farsi carico di troppo lavoro, evitando di eseguire più di due o tre incarichi contemporaneamente 

Creare una lista di cose da fare e organizzare, di conseguenza, il proprio tempo in maniera realistica

Imparare a dire di no, e a chiedere supporto quando ci si sente sopraffatti 

Non sottovalutare la possibilità di delegare, e il lavoro in team

Concedersi delle pause e dedicarsi ad attività extra, che facciano staccare mente e corpo, aiutandoci a ritrovare le energie 

Poco spazio alla negatività, evitando di concentrarsi solo sui propri errori e sulle mancanze

Essere propositivi richiede impegno, ma alla lunga ripaga; ed eviterà di mandarvi in sovraccarico!

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Pubblicato il: 14 Giugno 2021 alle 11:02 am