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Felicità a lavoro? Ora è possibile con il manager della felicità

 

E’ ormai noto che solitamente lavoro e felicità sono due variabili che non vanno spesso d’accordo. A livello globale, solo il 44% dei dipendenti afferma di sentirsi apprezzato dal proprio datore di lavoro. Il rispetto è una componente essenziale di un sano rapporto di lavoro, infatti il 55,8% delle aziende, ha notato che una persona felice sul posto di lavoro è più motivata e lavora in maniera più produttiva. E aumentando la produzione di conseguenza  aumenterà il profitto.

Gli americani l’hanno capito prima di noi, tanto da arrivare ad inventarsi il Chief Happiness Officer (CHO). Il CHO, in Italia il Manager della Felicità, non è altro che il manager delle risorse umane che si occupa della felicità dei propri dipendenti sul posto di lavoro. I suoi compiti sono quelli di misurare il livello di gratificazione e soddisfazione dei lavoratori e di individuare politiche in grado di migliorarlo. L’obiettivo finale è quello di creare le condizioni ideali per la felicità di tutti i dipendenti aziendali. I CHO pionieri che nel 2015 hanno intrapreso e sostenuto questa nuova figura professionale sono Chade Meng di Google, famosissimo motore di ricerca, e Tony Hsieh di Zappos, un colosso della vendita di scarpe e abbigliamento online.

Cosa causa infelicità sul posto di lavoro?

 

Spesso le cause dell’infelicità in azienda sono facili da rintracciare: i dipendenti non si sentono responsabilizzati, compiono mansioni poco consone alle loro competenze e ai loro interessi e i rapporti umani o sono basati su una rigida gerarchia o non sono dei migliori e questo può causare un malfunzionamento di tutta l’organizzazione aziendale, nonché della produzione. “Ho visto molti datori di lavoro dare per scontati i propri dipendenti. Sono convinti che non se ne andranno mai e per questo si rifiutano di venire incontro a qualsiasi loro richiesta, sia che tratti di un aumento di stipendio o una vacanza extra” sottolinea Brigette Hyacinth in un articolo de La Repubblica e continua “I lavoratori vogliono essere ricompensati per il loro lavoro e il loro contributo, ma il denaro è solo un aspetto. Molte persone vogliono soltanto essere apprezzate per il proprio lavoro. Vogliono autonomia e flessibilità. Quando hanno maggiore governo del proprio lavoro tendono ad agire più responsabilmente”. Lavorare su questi aspetti può consentire di raggiungere risultati positivi sotto molti punti di vista: migliori performance del lavoratore, maggiore scambio di know-how tra le diverse posizioni lavorative, aumento della produttività, maggiore coinvolgimento nelle attività quotidiane e maggiore coesione tra i dipendenti. Quindi sono senz’altro aspetti da non sottovalutare, basti pensare che ben il 20% dei lavoratori europei e del nord America non è coinvolto attivamente nell’organizzazione aziendale. Ecco perché, forse, assumere uno Chief Happiness Officer potrebbe essere un’ottima scelta strategica sia per il dipendente sia per il datore di lavoro.

E questo Ethicjobs lo sa bene! Ethicjobs è una start-up che si occupa del dipendente e del suo stato d’animo sul posto di lavoro. Come? Scoprilo leggendo l’articolo “Come essere felici a lavoro? Te lo dice Ethicjobs!



Pubblicato il: 15 Febbraio 2019 alle 3:25 pm