Riders e diritti durante la pandemia: nuove tutele al vaglio

Discriminare significa mettere in atto una disparità di trattamento. Nei confronti di determinati individui, sulla base di alcune caratteristiche: la razza, la religione, l’orientamento sessuale, il sesso o l’identità di genere.

A fronte dell’aumento dell’attività lavorativa, peggiora però la qualità di quest’ultima. La maggior parte delle proteste messe in atto dai riders riguardano proprio i loro diritti. Le condizioni sanitarie e la mancata dotazione dei dispositivi di protezione individuale da parte dei datori di lavoro. 

Sono stati definiti lavoratori essenziali, in quanto grazie a loro anche le categorie più vulnerabili hanno potuto ricevere a domicilio non solo la spesa, ma anche farmaci e altri beni di prima necessità. 

Malgrado la loro comprovata importanza, le condizioni lavorative dei riders sono tra le più problematiche in Italia e nel mondo

Sono pagati a cottimo, non hanno un minimo salariale orario e difficilmente godono di forme di tutela. Inoltre svolgono un’attività che presenta molti pericoli. A causa del covid-19 le criticità sono aumentate: se si entra in contatto con persone positive è previsto l’isolamento fiduciario, ma non è garantita nessuna indennità. Un indennizzo è previsto, e solo nella regolamentazione di alcune delle piattaforme online, soltanto nel caso in cui si possa certificare la propria positività. Cosa non scontata se pensiamo alla difficoltà di reperire tamponi, soprattutto negli scorsi mesi.

Anche nei momenti cruciali della pandemia i servizi di delivery hanno mantenuto operativa la propria attività. Hanno resistito alle richieste degli stessi lavoratori di sospenderla momentaneamente, per preservare la salute di tutti. Il rischio non è dato solo dal contatto diretto tra cliente e rider, ma anche dalle lunghe file davanti alle catene di fast food e davanti ai supermercati. I fattorini costretti ad ammassarsi, a loro rischio e pericolo.

La situazione non è ottimale nemmeno sul versante delle forme di sostegno al reddito erogate dallo Stato. A causa delle assunzioni, tramite prestazione occasionale, e l’esclusione dei riders dal bonus per i lavoratori autonomi

Un mix di circostanze che è sfociato rapidamente in scioperi e proteste nelle città italiane e non, soprattutto durante lo scorso primo maggio, in occasione della giornata internazionale per la rivendicazione dei diritti dei lavoratori. Dalla coalizione di questa categoria di lavoratori, nasce diritti per i riders; una piattaforma che vede unite le varie esperienze sindacali presenti sul territorio italiano e che ha riscontrato ampio sostegno. 

Vertenze legali e contestazioni riguardo l’accordo sottoscritto da AssoDelivery e Ugl

Il contratto stipulato tra Ugl e l’associazione AssoDelivery, che rappresenta l’industria italiana del food delivery (alla quale aderiscono Deliveroo, Glovo, Just Eat, e Uber Eats), è stato oggetto di numerosi dibattiti.

Formalizzato il 15 settembre scorso, l’accordo che avrebbe dovuto regolamentare le prestazioni lavorative dei ciclofattorini, è stato invece bocciato dal ministero; a causa delle numerose falle che presenta. 

A partire dalla questione del merito. Mancano ferie, maternità, tredicesima retribuita, e non è prevista alcuna garanzia riguardante le collaborazioni occasionali e il licenziamento. La problematica principale è quella relativa al compenso, che sembrerebbe applicare un principio generalizzato di cottimo; cosa che la normativa aveva escluso nel secondo comma della legge 128/2019.

Recenti progressi: la messa a disposizione dei dispositivi di protezione individuale 

I decreti recentemente emessi dai Tribunali di Firenze e di Bologna incrementano la tutela del diritto alla salute dei ciclofattorini. Provvedimenti che si collocano all’interno di un percorso che, a livello normativo, ha preso consapevolezza della necessità di salvaguardare i diritti dei riders e di tutte quelle forme di lavoro che sono state soggette, per troppo tempo, a meno garanzie.

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Pubblicato il: 19 Febbraio 2021 alle 4:31 pm