Lavori richiesti nei prossimi anni: tra soft skills e orari flessibili

Che il mercato del lavoro stia attraversando un profondo cambiamento a causa delle tecnologie è un dato di fatto. Non si deve cedere alla paura dell’automazione, nonostante i lavori più richiesti inizino ad utilizzare le macchine in sostituzione delle persone. Infatti, se non nel 5-10% dei casi per le attività più ripetitive, non sussiste il rischio della scomparsa del lavoro umano.  

Si tratta piuttosto delle competenze maggiormente richieste ai lavoratori, e dell’esigenza di riformarle e di aggiornarle almeno annualmente. Ovviamente per competere in un mercato sempre più globalizzato e digitalizzato sono necessarie delle capacità che spaziano da abilità tecniche alla gestione del tempo.  

Hard e soft skills: competenze tecniche e trasversali per soddisfare i lavori più richiesti

Se le hard skills sono fondamentali ai fini di una potenziale assunzione, le capacità relazionali, comportamentali e l’attitudine al team-work non sono da trascurare. Questo vale soprattutto per i lavori più richiesti. Le abilità professionali acquisite con l’esperienza e quelle certificate possono essere facilmente quantificabili e fanno parte del core business aziendale. Dall’altro lato dimostrare le soft skills, soprattutto in fase iniziale, è più complesso. Quest’ultime infatti derivano dal background socio-culturale di ognuno di noi, e riguardano le capacità di adattamento a diversi contesti. La gestione dello stress, le abilità di problem solving, e l’orientamento tanto al team- work quanto alla leadership.  

Nel tessuto imprenditoriale italiano spiccano la scarsa specializzazione nei settori high-tech e bassi investimenti nella ricerca 

 

I dati che riguardano il nostro paese dimostrano che un’importante quota del capitale umano rimane inutilizzata nel mercato del lavoro. Le previsioni riguardo le professioni maggiormente richieste nei prossimi anni, evidenziano però come alcuni settori tradizionalmente forti in Italia appaiano tutt’oggi favoriti.

Si tratta dell’ingegneria, dell’economia, della statistica, e dell’agroalimentare.  

Più che di un cambiamento lineare parliamo di una vera e propria rivoluzione del digitale. Va di pari passo in tutti i settori, a partire da quello scolastico. La scuola italiana infatti eccelle dal punto di vista metodologico e culturale, ma ci sono dei pilastri che sono molto più deboli. Per esempio quello relativo all’insegnamento dell’inglese, dell’informatica, e in generale della commistione delle discipline.

In questo, il modello accademico anglosassone e quello americano risultano più flessibili e improntati all’insegnamento delle skills più richieste.  

In America si classificano come indispensabili le posizioni legate all’infermieristica, e quelle dei servizi sociali come l’home carer e gli experimental therapist. Da non trascurare nemmeno il settore della realtà aumentata, che vede già da anni una rapida ascesa, e necessita di mestieri come il digital architect. In ambito energetico è ormai indispensabile la figura dell’energy manager, deputato a ridurre i consumi di edifici pubblici e delle aziende.  

Negli ultimi anni è mutato il concetto di flessibilità associato alla produttività 

Il concetto di flessibilità può avere più significati. Si può intendere quella in entrata e in uscita dei collaboratori, oppure la tipologia di flessibilità che viene definita “funzionale”. Uno dei primi aspetti da considerare, per una realtà aziendale flessibile, è quello di sganciarsi dalla logica dell’orario fisso delle 9-18. Un maggiore rendimento, infatti, non dipende dalla quantità di ore passate in ufficio e di mansioni svolte. Lavorare con collaboratori soddisfatti perché padroni del proprio tempo, aumenta la qualità delle attività svolte e la produttività aziendale. Tra i vantaggi: una riduzione dei tempi e dei costi di trasferimento e un miglioramento della conciliazione tra la propria vita privata e il lavoro. Allo stesso tempo le aziende possono ridurre i costi legati agli spazi fisici, favorendo il lavoro da remoto: punto cardine negli ultimi due anni.

Last but not least, a beneficiare del lavoro agile è anche l’ambiente, grazie alle minori emissioni di CO2 e del traffico.  



Pubblicato il: 8 Febbraio 2021 alle 6:07 pm