
01 Ago I sindacati nel corso della storia
Sebbene i sindacati siano un fenomeno abbastanza recente, i primi sindacati nacquero in Gran Bretagna nel 1824. Ma le loro vere radici si possono trovare in tempi assai più lontani. Già nell’Antica Roma esistevano i collegi, o sodalizi, che riunivano nella stessa organizzazione gruppi di persone associati da medesimi interessi e funzioni. Queste organizzazioni erano inoltre tutelate da una divinità specifica. Ed è infatti nell’Antica Roma che si possono vedere i primi scioperi, chiamate dai Romani “secessio”, da qui il termine odierno “secessione”( leggi articolo sul lavoro nell’antica Roma).
I collegi Romani ebbero però vita difficile durante l’epoca Imperiale, durante la quale il potere dello Stato si face più autoritario. Con la caduta dell’Impero Romano e la nascita del sistema feudale, a partire dal XII secolo, cominciarono a nascere un po’ ovunque delle organizzazioni che cercavano di tutelare i propri membri. Nel Medioevo, queste erano note come corporazioni delle arti e dei mestieri, o anche gilde. Alcune corporazioni furono la diretta evoluzione delle confraternite ecclesiastiche presenti nell’Alto Medioevo, altre invece vennero create ex-novo attraverso un sodalizio tra i membri fondato su un giuramento di aiuto reciproco e di difesa degli interessi comuni. In alcune città, queste associazioni acquisirono una tale importanza da riuscire ad influenzare la politica cittadina.
Similmente ai moderni sindacati, il compito delle corporazioni medioevali era quello di proteggere gli interessi dei propri membri, che potevano essere mercanti, artigiani, artisti, o appartenenti ad altre categorie sociali. Tra i loro scopi rientrava anche la tutela della qualità dei servizi e dei prodotti offerti dai propri adepti, l’apprendistato delle nuove matricole, l’esercizio della giurisdizione sui propri iscritti e la garanzia (teorica) di uguaglianza.
Durante il periodo dell’Assolutismo e delle Signorie, le corporazioni persero il loro potere politico a favore di quello economico. Infatti, ottennero il monopolio nel loro settore in cambio del loro uso come strumento del dirigismo economico.
In questa epoca però l’organizzazione delle corporazioni cominciò a mutare, il ruolo di capo della corporazione divenne quasi ereditario e i lavoratori furono gradualmente lasciati al di fuori di essa.
Nella seconda metà del Settecento, infine, con la diffusione delle idee illuministe di libero mercato, le corporazioni vennero abolite dai sovrani. Solo con l’avvento della Rivoluzione Industriale (leggi articolo Rivoluzione Industriale come è cambiato il lavoro) i lavoratori sentirono nuovamente la necessità di riunirsi in organizzazioni atte a salvaguardare i loro interessi e a rendere più sopportabili le condizioni di vita nelle fabbriche. Nacquero così in Gran Bretagna, il paese originario della Rivoluzione Industriale, le “labor unions”.
I neo-costituiti movimenti operai si diffusero rapidamente in tutta Europa, sebbene in alcune nazioni, come Francia e Germania, furono ostacolati dai governi dell’epoca.
In Italia la loro nascita viene attestata intorno al 1870 anche se, in realtà, una sorta di loro antenato, lo si può trovare nelle Società di mutuo soccorso già a metà del XIX secolo.