Gender Report 2021: una donna su due arranca la ripresa

L’istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, in base al Gender Report 2021: «Il 49,6% dei contratti femminili è part-time»

Ancora una volta, nella fase successiva alla pandemia, la componente femminile del mercato del lavoro sta pagando un prezzo più alto rispetto a quella maschile. Secondo il ‘Gender Policies Report 2021‘, le donne a tempo indeterminato sono il 14% dei nuovi contratti e il 38% delle altre forme contrattuali. Il 49,6% di tutti i contratti femminili, inoltre, è a tempo parziale, contro il 26,6% degli uomini. Si ampliano quindi i gap di genere e allo stesso tempo si acuiscono i divari territoriali. Sono 4 i diversi scenari regionali per occupazione creata, livello di stabilità e numero di ore lavorate dalle donne.

A evidenziarlo è l’INAPP. Rivela, inoltre, come nei primi sei mesi dell’anno le assunzioni di donne (39,6% del totale) siano in valore assoluto inferiori a quelle degli uomini. Riguarda tutte le tipologie contrattuali, tranne nel caso del lavoro intermittente, dove rappresentano il 51,5% delle attivazioni. Il Rapporto spazia dal contesto demografico al mercato del lavoro, per concentrarsi su un’analisi delle principali politiche innovative in ottica di genere. Il 35,5% sono rivolti a giovani under 30, mentre oltre il 45% si colloca tra i 30 e i 50. Prevalgono per entrambi le forme contrattuali a termine, ma l’incidenza della precarietà e discontinuità per le donne è maggiore.

Le differenze Regione per Regione

Inoltre, il Gender Report 2021 evidenzia che in ogni regione la ripresa avviene ad una diversa velocità. C’è comunque un comun denominatore, in tutte le regioni i contratti stipulati a donne sono sempre inferiori a quelli degli uomini. Le donne sono un terzo del totale in Basilicata, Sicilia e Calabria. Sono sotto il 40% in Calabria, Molise, Puglia, Lombardia, Abruzzo e Lazio; tutte le altre si collocano tra il 41% e il 46,5%. L’incidenza più elevata viene registrata in Trentino Alto Adige. Rispetto alla “quantità” di nuova occupazione creata, l’Italia presenta 4 scenari diversi. Con oltre i 100.000 contratti a donne si collocano Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Veneto; dalle 50.000 alle 100.000 attivazioni Toscana, Piemonte, Campania, Puglia e Sicilia; dai 15000 ai 99.000 contratti a donne.

Questa fotografia si presenta contemporaneamente sia come una conferma che come una novità. La conferma è circa il traino sull’occupazione creata dalle forme a termine e discontinue. La sorpresa è il ruolo delle Regioni del Mezzogiorno, che pur a fronte di un numero di attivazioni al di sotto delle 80.000 unità presentano un’incidenza del tempo indeterminato superiore alla media nazionale. «Attenzione tuttavia, ad un dato che riduce l’ottimismo – concludono i ricercatori e le ricercatrici – Proprio in queste regioni, accanto alla ridotta nuova occupazione continua a registrarsi la quota di tempo parziale femminile tra le più alte d’Italia», fattore che rappresenta una delle cause dei già elevati differenziali retributivi tra uomini e donne.

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Pubblicato il: 22 Dicembre 2021 alle 6:39 pm