
13 Giu Cosa ci rende felici sul posto di lavoro?
Secondo una ricerca svolta da The Boston Consulting Group e The Network la chiave della felicità sul luogo di lavoro non è data da fattori economici ma dalla qualità delle relazioni con i colleghi e dal riconoscimento del lavoro svolto.
La ricerca è stata svolta stilando una lista dei 26 attributi considerati più importanti sul posto di lavoro. Ai primi posti troviamo attributi legati esclusivamente alla sfera relazionale, e solo in ottava posizione compare il primo fattore legato alla sfera economica, l’attrattività del salario fisso.
Nelle prime tre posizioni troviamo rispettivamente l’apprezzamento verso il lavoro svolto, l’avere buone relazioni con i colleghi ed un buon bilanciamento tra vita privata e vita professionale. La classifica prosegue con diversi attributi legati principalmente alla sfera umana: tra questi troviamo avere buone relazioni con i superiori, la stabilità finanziaria della società per cui si lavora, la sicurezza lavorativa percepita, svolgere un lavoro ritenuto interessante e l’allineamento con i valori aziendali.
Dopo l’ottava posizione, incentrata su un stipendio fisso attrattivo, per trovare altri fattori legati alla sfera economica bisogna scendere fino alla ventiquattresima e ventiseiesima posizione, rispettivamente occupate dai benefit addizionali e la macchina aziendale.
Lo studio è stato condotto su 200mila lavoratori in tutto il mondo, ed in linea generale i risultati sono stati simili in quasi tutti i paesi.
Anche l’Italia si allinea alla classifica per la quasi totalità degli attributi, l’unica differenza sta nel valore che noi italiani diamo all’equilibrio tra vita privata e vita professionale, nel nostro paese infatti questo attributo non rientra nei primi posti della classifica.
Questo studio quindi rivela quanto i valori della nostra società siano cambiati, e quanto sia importante per le aziende garantire ai propri dipendenti un ambiente lavorativo dove il lavoratore non viene visto unicamente come un numero da spremere, ma come un essere umano da accogliere in un progetto più grande. Secondo alcune ricerche, ciò potrebbe portare non solo all’aumento del benessere del lavoratore, ma anche un aumento della sua produttività.